Mild Cognitive Impairment, la fase preclinica della demenza

In questo articolo considero in modo breve, un aspetto importante che riguarda le demenze, e più precisamente mi riferisco ad una fase prima dell’esordio o dell’eventuale diagnosi di demenza. Questi aspetti correlano anche con alcune patologie ed in particolare il morbo di Alzheimer, anche se non sempre questa fase conduce necessariamente alla demenza di Alzheimer.

Il Mild Cognitive Impairment (MCI) fa riferimento ad una fase di passaggio tra l’invecchiamento normale e la demenza. In particolare possono essere coinvolti soggetti aziani, che non sono compromessi nel loro funzionamento quotidiano, ma che hanno un deficit cognitivo subclinico e isolato e sono potenzialmente a rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer (Petersen et al., 1999; Petersen et al., 2001). L’ipotesi teorica alla base di ciò è che i soggetti che hanno sviluppato demenza hanno attraversato, in precedenza, una fase di compromissione cognitiva lieve caratterizzata dalla compromissione di una singola area cognitiva, molto probabilmente la memoria (Petersen 1995). Le caratteristiche del deficit di memoria riscontrato in questa categoria di pazienti sono, infatti, più simili a quelle riscontrate nei pazienti affetti da Malattia di Alzheimer (AD) che non negli anziani normali, mentre il funzionamento cognitivo generale è più vicino a quello dei controlli (o dei soggetti sani) che non a quello dei pazienti con AD (Petersen 2000).

Fattori di rischio  per lo sviluppo di MCI:

Identificare i fattori di rischio per il MCI è un compito al quanto complesso perché ci sono numerose malattie neurologiche, sistemiche e psichiatriche che possono causare disturbi cognitivi (Lopez et al., 2003), ma è indubbio che considerare contemporaneamente una molteplicità di fattori di rischio può aumentare l’accuratezza diagnostica nella fase preclinica (Collie, Maruff 2000). Pazienti anziani con malattia cerebrovascolare (Reed et al., 2001), con lesioni della sostanza bianca (de Groot et al., 2000), diabete mellito (Sinclair et al., 2000), ipertensione e malattie cardiovascolari (Schmidt et al., 1991) o depressione (Nebes et al., 2000) possono presentare anche lievi deficit cognitivi. In generale, studi focalizzati sui fattori di rischio per il MCI hanno riportato che l’ipertensione diagnosticata intorno ai 50-60 anni (Kivipelto et al., 2001) e la presenza di bypass coronarico (Selnes et al., 2001) aumentano il rischio di sviluppare successivamente un MCI. In realtà, attualmente, non c’è un chiaro accordo sul ruolo dei fattori vascolari per lo sviluppo di MCI, infatti uno studio di popolazione pubblicato di recente non supporta l’ipotesi di un maggior rischio di sviluppo di compromissione cognitiva in soggetti con fattori di rischio vascolare (Panza et al., 2008).Tuttavia Il mondo scientifico appare per lo più concorde sull’utilità di identificare nella popolazione con MCI markers neurobiologici, neuroradiologici, clinici e neuropsicologici che possano essere in grado di predire precocemente lo sviluppo di AD (Caltagirone et al., 2002). Inoltre, Caltagirone e Musicco (2008) sottolineano come, nonostante l’enorme contributo che questi nuovi criteri possono apportare alle conoscenze sui meccanismi genetici e patologici delle malattie neurodegenerative, allo stato attuale, la diagnosi di AD può essere principalmente di tipo clinico, e le neuroimmagini o i biomarkers possono costituire solo un utile ausilio per il giudizio clinico.

 

Bibliografia

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