Cultura di una psicoterapia agile

La cultura è un insieme di conoscenze date da esperienza, dalle cognizioni, dal contesto dove si vive. Di fatto i disturbi mentali sono definiti in relazione alle norme e ai valori culturali sociali e familiari. Lo stesso Manuale diagnostico dei disturbi mentali nella sua quinta edizione riporta quanto segue : La cultura di appartenenza fornisce dei contesti interpretativi che modellano l’esperienza e la manifestazione dei sintomi segni e comportamenti che costituiscono i criteri per la diagnosi. La cultura viene trasmessa, rivista e ricreata all’interno della famiglia e di altri sistemi sociali e istituzioni. La valutazione diagnostica deve quindi tenere conto della possibilità che le esperienze, i sintomi e i comportamenti di un individuo possono differire da norme socioculturali e portare a diverse difficoltà di adattamento nelle culture di origine e specifici contesti sociali e familiari. I confini tra normalità e patologia variano da una cultura all’altra per specifiche tipologie di comportamento. Le soglie di tolleranza per specifici sintomi o comportamenti differiscono tra culture, contesti sociali e famiglie. Di conseguenza, il livello al quale un’esperienza assume tratti patologici sarà differente. La decisione relativa all’attribuzione di anormalità a un comportamento e la necessità di attenzione clinica, dipende dalle norme culturali interiorizzate dall’individuo e applicate dagli altri, inclusi i membri della famiglia e i clinici. La consapevolezza della significatività della cultura può correggere interpretazioni erronee della psicopatologia, ma la cultura può altresì contribuire alla vulnerabilità e alla sofferenza (per esempio, amplificando le paure che alimentano i disturbi di panico d’ansia). I significati culturali, le abitudini e le tradizioni possono stigmatizzare o supportare la risposta sociale e familiare alla malattia mentale. La cultura può fornire strategie di coping conducendo a comportamenti resilienti in risposta alla malattia o suggerire la ricerca di aiuto e le opzioni per accedere alle cure sanitarie di vario tipo, incluse quelle offerte dalle medicine alternative e complementari. La cultura può influenzare l’accettazione o il rifiuto di una diagnosi e l’aderenza al trattamento, incidendo sul decorso della malattia e la guarigione. Inoltre, la cultura influisce sulla conduzione dell’incontro clinico; risulta che le differenze culturali tra clinico e paziente influenzano l’accuratezza e la accettazione della diagnosi così come le scelte del trattamento, la prognosi, o i risultati clinici.

Vedo quindi la cultura non tanto come, la preparazione scolastica o la conoscenza della data patologia o quadro diagnostico da parte dell’utente e del professionista, quanto un indice della complessità di molteplici fattori. Personalmente ho sempre considerato l’utente partecipante attivo al suo unico processo di cambiamento, libero nella sua autonomia di considerarsi qualcosa di più al di la delle considerazioni di carattere preparatorio. Spesso quanto più un utente arriva preparato in seduta (o si ritiene tale), tanto più riduce la possibilità di rendere agevole il suo percorso. Questo perché in certi casi la “preparazione” non ha avuto nessuna elaborazione profonda, ma rimane ad una condizione più superficiale impedendo quindi un buon lavoro inconscio.