Vita “sociale” e scuola

Mi è accaduto di imbattermi in questo periodo in articoli inerenti l’utilizzo dei social network nel contesto scolastico. Più precisamente, pare che alcuni gruppi di genitori, hanno istituito delle chat, dove vengono discusse attività varie inerenti il contesto scolastico. Alcune discussioni in merito sono emerse in questo articolo, dove pare che si arrivi al fraintendimento di alcune comunicazioni avvenute tra i genitori, e tra gruppi di genitori ed insegnanti.

Ciò che dal mio punto di vista, bisogna considerare è che non si può pretendere di conoscere la situazione nella sua realtà, basandosi solo su alcuni elementi quali alcune foto, filmati brevi, o testi scritti in modo ridotto o come spesso accade senza pensare troppo.In questo tipo di comunicazioni odierne mancano degli elementi fondamentali ad una adeguata comprensione di ciò che l’altro sta comunicando. Ad esempio l’intonazione della voce, le espressioni facciali, le movenze del corpo. Tutti aspetti che incidono su ciò che il ricevente, può capire. Tendenzialmente, per quanto esistano messaggi vocali etc, vi è comunque una  comunicazione asincrona (non sempre vediamo i video o ascoltiamo i messaggi, nell’esatto momento in cui questi sono pubblicati).

Nel caso specifico del contesto scolastico, ritengo che certamente lo strumento ha la sua utilità (ad esempio semplifica la condivisione dei calendari, l’organizzazione delle gite, etc). Tuttavia una condizione necessaria, è che sia comunque sempre affiancato da incontri di persona, debitamente concordati, magari per discutere eventi particolari avvenuti nel corso delle lezioni, o altri episodi. Questo forse potrebbe favorire una riduzione dei diversi pregiudizi e fraintendimenti.

Quello che spesso mi capita di vedere nella mia attività, è una mancanza del contatto umano. Più precisamente abbiamo perso, la capacità di guardarci negli occhi confrontarci, o ASCOLTARCI quando parliamo. C’è bisogno di abituarsi nuovamente all’ascolto attivo, e ridurre il giudizio, valutando bene, e in un tempo adeguato, quanto l’altro vuole veramente trasmettere.

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