Per la psicoanalisi la comprensione della vita conscia è subordinata alla comprensione della vita psichica inconscia che fu esaminata, già prima di FREUD, da vari autori dell’800: in campo filosofico HERBART riprende e sviluppa la concezione di LEIBNIZ sull’inconscio, introducendo il concetto di “soglia di coscienza” e un’immagine topografica della vita psichica come interscambio tra i contenuti psichici al di sotto (inconsci) e al di sopra della soglia (consci). L’attenzione per la dimensione pre-logica, irrazionale o istintuale è costante nel pensiero filosofico della seconda metà del XIX secolo, e si esprime radicalmente nella tesi di SCHOPENHAUER circa il “primato della volontà sull’intelletto”, del mondo istintuale, biologico, inconscio su quello razionale, logico e analiticamente costruito.
Nella sistemazione concettuale e clinica di FREUD, specie in termini di eziologia psicologica, fu determinante la psicopatologia di CHARCOT e JANET che, in tema di isteria e di psiconevrosi, si contrapponeva a quella tradizionale organica. FREUD costruisce un modello teorico che individua nei fattori intrapsichici la causa del disturbo mentale. L’ipotesi dell’azione inconscia comporta un’idea deterministica del comportamento umano: le forze pulsionali, ignote alla coscienza, forniscono di energia psichica gli individui permettendogli di agire e adattarsi alla realtà. Esse sono regolate e funzionano secondo 2 leggi fondamentali dell’organizzazione psichica: 1. Principio di piacere; 2. Principio di realtà.
N.B. Secondo l’orientamento psicoanalitico la salute e la malattia psichica non sono incompatibili o opposte, ma sono piuttosto i 2 punti estremi di un continuum.
JUNG, allievo di FREUD, si discostò dal suo pensiero poiché riteneva che la “libido” che anima l’individuo non fosse solo energia pulsionale sessuale ma una più globale energia vitale. Elaborò il concetto di “archetipo” che si riferisce a rappresentazioni mentali primordiali condivise accentuando come base della sua “psicologia analitica”, il rapporto tra sviluppo dell’individuo (ontogenesi) e sviluppo della specie (filogenesi), assumendo che immagini e fantasie dell’uomo sono manifestazioni di una specie di “inconscio ancestrale collettivo”.
Anche ADLER si scostò dall’idea del maestro di una pulsione umana sostanzialmente di origine sessuale. Egli riteneva che la reazione e lo sforzo principale dell’uomo era volto a superare “il complesso di inferiorità” a cui l’essere umano è esposto soprattutto da bambino, ma in genere su tutto l’arco di vita. Egli fondò la “Psicologia Individuale” che si contrappone al termine “analisi” intendendo individuale = indivisibile Vs. analisi = scomposizione.